Roma, 27 feb. – (Adnkronos) – Un'altra Unione Sovietica. Al di la' della propaganda di partito, del culto della personalita', della retorica celebrativa, un'altra Unione Sovietica e' quella raccontata da Fedor Kuz'mic Suskov (1923/2006), architetto, decoratore, scultore e pittore. In un Paese che agli artisti chiedeva di dipingere gli operai con i loro strumenti nei cantieri di lavoro, i visi di orgogliosi contadini su sfondi neutri, i manifesti celebrativi per anniversari di vittorie e conquiste dello stato e del partito per sostenere i valori della Rivoluzione, Fedor Kuz'mic Suskov immagino' e realizzo' un altro modo di interpretare la vocazione artistica, che elaboro' e maturo' nel corso della sua lunga e prolifica carriera. Realizzo' oltre cinquanta monumenti disseminati fra le citta' di Voronezh, di Rossos sul Don, nella Russia Centrale e in Ucraina, vincendo bandi pubblici nonostante non avesse mai avuto la tessera del partito comunista, fosse stato vittima di spionaggio e pubblicamente avversato dal genero di Stalin. Sperimento' sulla propria pelle l'impossibilita' di professare la fede cattolica.
Proprio da questa esperienza, negli ultimi dieci anni della sua vita nacque lo spunto per illustrare in circa centotrenta tele le scene del Nuovo Testamento, nelle quali riusci' a recuperare certi comportamenti stilistici di quella tradizione russa che ha le sue radici nell'arte bizantina. Ma alla sua pittura, ricca di forza e di colore, quasi ''tridimensionale'', non furono estranei i paesaggi dei grandi laghi russi, le montagne del Caucaso, la visione della natura come moto dell'animo. Foreste che si incendiano ai colori dell'autunno, onde del mare che si gonfiano di spuma. Campi di grano, dove il lavoro dei contadini si accompagna al silenzio.